La cellulite è una patologia. Non grave o disabilitante, per carità, ma è a tutti gli effetti una patologia e pertanto va affrontata in maniera scientifica se vogliamo avere effetti reali e visibili.

Prima di tutto cerchiamo di capire in cosa consiste.

Cos’è la cellulite

lato B

La nostra pelle è divisa in tre strati. Partendo dal più superficiale, abbiamo epidermide (la parte visibile), derma (che contiene i vasi sanguigni e linfatici) e ipoderma (che contiene le cellule di grasso). La cellulite nasce proprio qui: nell’ipoderma. Le cellule di grasso che si trovano nell’ipoderma cominciano a gonfiarsi e ad aumentare di volume, premendo sullo strato superiore, il derma. Così facendo comprimono i vasi sanguigni e linfatici, compromettendo la circolazione e causando edemi e gonfiori. Se le cellule di grasso si sono gonfiate particolarmente arrivano a spingere anche contro lo strato più superficiale, il derma, dando il caratteristico aspetto a buccia d’arancia. Quindi, l’aspetto estetico è solo un’indicatore di qualcosa che non funziona bene in profondità, ma non è la cosa principale su cui concentrarsi per risolvere la situazione! Ed è questo il motivo per cui le creme funzionano solo in parte.

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Come patologia, la cellulite è classificata in diversi stadi di gravità, che vanno da 1 a 4, a seconda della compromissione del microcircolo. Per i primi due gradi si può fare molto intervenendo con la giusta attività fisica. Dopodichè è necessario consultare un medico. In questo articolo vedremo come agire negli stadi iniziali della cellulite.

Effetti dell’allenamento miofasciale sulla cellulite

Purtroppo non tutto ciò che il mercato del fitness offre è valido per risolvere la problematica.

L’allenamento miofasciale ha un grande pregio: è in grado di determinare un ricambio di liquidi tra i vari tessuti del nostro corpo.

Infatti, durante gli esercizi miofasciali, il muscolo si contrae in maniera attiva contro una fascia tesa e spinge l’acqua all’esterno del tessuto fasciale. Come se premessi una spugna contro un muro. Quando il muscolo e la fascia si rilassano, il tessuto fasciale richiama nuova acqua al suo interno, come la spugna che assorbe nuova acqua quando la lasci andare.

Ora immagina di fare questa “strizzatura” con una spugna imbevuta di acqua sporca, ma che si trova in una bacinella dove scorre continuamente un filo di acqua pulita. Dopo un po’ la spugna avrà lasciato andare tutta l’acqua sporca e si sarà imbevuta di acqua pulita.

Lo stesso avviene nel tuo corpo, quando al giusto allenamento è abbinato il giusto grado di idratazione!

Questo ricambio di liquidi è particolarmente importante nelle zone colpite dalla cellulite.

 3 regole anti cellulite per chi si allena

Una lezione fatta coi piedi!

Ci sono diversi fattori sui quali si puo’ intervenire con il giusto movimento. Uno di questi è sicuramente l’appoggio del piede. Sotto la pianta del piede ci sono infatti delle strutture che facilitano il ritorno della circolazione verso il centro del corpo, permettendo una costante “spremitura” delle vene e dei vasi linfatici e pompando il loro contenuto verso l’altro. A livello circolatorio è come se nel piede ci fosse un secondo cuore che pompa.

Se l’appoggio del piede è corretto, tutto questo è possibile. Ma se l’appoggio è compromesso, compromettiamo l’azione benefica di questo cuore periferico.

Quindi, a livello pratico, la prima cosa da fare per migliorare la situazione è allenarsi sempre a piede scalzi! In questo modo avremo una stimolazione maggiore sulla pianta del piede.

Se è piuttosto difficile applicare questa regola quando ci alleniamo all’aperto, cerchiamo di metterla in pratica almeno quando andiamo in palestra, qualunque sia la lezione che frequentiamo.

Mantenere le caviglie elastiche e lavorare sulla mobilità delle piccole articolazioni del piede rende l’appoggio più fisiologico e ripristina il corretto movimento di prono-supinazione che avviene durante la camminata. Questo fa sì che l’appoggio sia più leggero, perchè ammortizzato dagli archi plantari. Il continuo abbassarsi e rialzarsi di questi archi crea poi l’effetto pompa sulla circolazione.

Che palle questo allenamento!

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Moltissimi lavori interessanti si possono fare anche con palline di varie consistenza e dimensione, rulli e tavolette propriocettive. Tutti questi esercizi vengono utilizzati ampiamente nell’allenamento miofasciale. Meno nelle lezioni di tonificazione. In questo secondo caso starà a te prendere provvedimenti!

  • Fermati 5 minuti in più al termine dell’allenamento e fai degli esercizi di questo tipo da solo.
  • Oppure inserisci nel tuo piano di allenamento settimanale una seduta dedicata esclusivamente al lavoro miofasciale.
  • O ancora: portati delle palline in ufficio e crea delle piccole pause nella tua giornata di lavoro che sfrutterai per esercitarti. Farà bene sia al corpo (soprattutto se devi portare i tacchi a lungo) che alla mente!

La postura della gamba

A livello posturale, se l’appoggio del piede non è corretto ne patisce tutta la gamba. Esiste infatti una strettissima relazione tra posizione del bacino, del ginocchio e del piede per via della linea miofasciale spirale, che scavalca tutte e tre queste articolazioni. E’ quindi impossibile migliorare la postura di uno di questi distretti senza intervenire anche sugli altri due. I piacevoli effetti collaterale di un lavoro ben impostato saranno:

  • un’anca più mobile, che a sua volta permetterà al gluteo di lavorare meglio, migliorando la circolazione della zona infiammata e il tono muscolare
  • un ginocchio più centrato, che a livello estetico rende più bella la gamba e a livello muscolare previene l’usura della cartilagine
  • un bacino più allineato, che aiuterà a diminuire il gonfiore e la ritenzione idrica del basso addome e darà sollievo alla zona lombare, scaricando le articolazioni
(Se vuoi approfondire leggi anche “gambe da sogno in 3 mosse“.)

Cardio o pesi?

Ci sono attività che possono migliorare la circolazione e altre che possono peggiorarla.

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Come si fa a distinguerle?

Un lavoro cardiovascolare va benissimo se impostato ad una frequenza cardiaca che stimoli la capillarizzazione, cioè la creazione di nuovi vasi capillari. Questo vuol dire impostare il vostro cardiofrequenzimetro ad una frequenza compresa tra il 65% e il 75% del nostro massimo. Si possono fare il calcoli utilizzando la formula di Cooper o la formula di Karvonen.

Lavori troppo intensi producono acido lattico nel muscolo. L’acido lattico ostacola la normale circolazione, perché costituisce un ulteriore deposito di liquidi in una zona già intasata, causando altro gonfiore. Questi lavori sono quelli ad alta intensità, della durata di circa  40” – 2′ e che possono dare quella sensazione di nausea ed esaurimento mentre li stai facendo.

Se ti piace lavorare con i pesi è invece ottimo il lavoro di sollevamento impostato sullo sviluppo della forza. Quindi via libera a carichi elevati, circa l’80% del nostro massimo e poche ripetizioni. Grande attenzione alla tecnica e tempi di recupero adeguati. Se ti fai seguire da un professionista scoprirai che i pesi non fanno diventare grosse: questa è solo una leggenda che si è diffusa per colpa di qualcuno che ha proposto allenamenti standard a chi aveva bisogno di un lavoro personalizzato.

Se vuoi provare l’effetto wow dell’allenamento miofasciale non esitare a scriverci a info@wellgym.it

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